Centocinquanta anni fa, il 22 aprile 1870, nasceva Vladimir Il’ič Ul’janov, meglio noto a tutti come Lenin: politico e rivoluzionario.
Oggi, la validità della visione rivoluzionaria di Lenin è confermata dal successo dell’eredità socialista nei Paesi con basi rivoluzionarie come Cuba, Vietnam e Cina nella lotta contro la pandemia del coronavirus tra le proprie popolazioni e dall’internazionalismo dimostrato dall’invio di assistenza medica internazionalista in tutto il mondo.
Questo non può fare a meno di aprire gli occhi di molte persone della classe operaia e oppresse all’alternativa che il socialismo rivoluzionario di Lenin rappresenta l’unica soluzione possibile al decadimento del capitalismo mondiale.
Lenin sosteneva che: «È solo quando le “classi subalterne” non vogliono vivere alla vecchia maniera e le “classi egemoni” non possono continuare alla vecchia maniera che la rivoluzione può trionfare».
Nell’attuale fase di sviluppo del capitalismo, le questioni nazionali sono tali solo in parte, una volta che i monopoli internazionali dominano economicamente la stragrande maggioranza dei Paesi. Da questo concetto deriva la necessità dell’internazionalismo proletario: nella misura in cui la dominazione economica oltrepassa le frontiere nazionali, anche la lotta per il socialismo deve essere internazionalizzata.
Sulla base di questa concezione Lenin fu nemico implacabile della guerra imperialista. La guerra, come continuazione della politica, deve essere analizzata e compresa attraverso il suo carattere di classe e non da un punto di vista puramente nazionale.
La sua eredità è la nostra principale arma.
Abbiamo ragione, vinceremo!